«Vi imploro, vi supplico, non mi fate del male, lasciatemi andare...» Queste sono state le parole con le quali una povera ragazza di tredici anni, a Catania, ha tentato di dissuadere i suoi sette stupratori dal loro intento, ma invano. Addirittura il suo fidanzato è stato costretto ad assistere impotente: mentre in due stupravano la ragazza, altri cinque si occupavano di lui.
Sentir parlare di stupro è inammissibile, specialmente nel 2024, in quanto dovremmo trovarci in una società civilizzata. Attualmente, soprattutto nelle scuole, spesso ci parlano di tematiche come “parità di genere”, ”rispetto”, “porre fine alla violenza”… eppure queste parole sembrano perdersi nel vento, restano tutti indifferenti e questi sani principi rimangono solo belle parole pronunciate a livello teorico; sono in pochi quelli che capiscono quanto siano giusti e importanti per la nostra vita.
La conoscenza è potere, bisogna porre fine all’indifferenza! All’indifferenza di capire come potrebbe stare il prossimo, rimaniamo tutti impassibili, non c’è empatia! Penso che, se ogni tanto si pensasse come potrebbe stare l’altro e fare proprio il suo dolore, ci sarebbero molti meno casi di violenza, sofferenza e infelicità.
Non importa se siamo uomini o donne, siamo tutti essere umani e siamo tutti contraddistinti dalle stesse emozioni. Anche se questo non è chiaro a tutti, molto spesso, infatti, l’uomo si sente in dovere di prendere le decisioni per una donna o peggio compie azioni contro la sua volontà, come se una donna non fosse in grado e non avesse il diritto di prendere una decisione autonomamente.
Questi, però, non dovrebbero essere valori da rispettare poiché imposti da una legge o dalla società, ma dovrebbero essere parte di noi; sembra che tutti, però, abbiano bisogno di campagne di sensibilizzazione, poiché abbiamo perso anche la più piccola capacità di immedesimarci.
La domanda da porci è solo una: sono un essere umano o una bestia che non sa domare i propri istinti?
Sofia Napolitano, classe seconda
