Mani di donna: Come vento cucito alla Terra di Ilaria Tuti

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La Prima Guerra Mondiale e l’emancipazione femminile: anche dalle tragedie possano avere origine eventi meravigliosi. È il messaggio che Ilaria Tuti affida al suo romanzo Come vento cucito alla terra.

Mani di donna, mani di Dio, avrebbe detto la sua nonna italiana.
Mani capaci di sfamare col nulla, di accudire il bisognoso, di difendere senza armi.
Di sollevare il mondo, se fosse stato necessario.
Mani che tremavano solo al cospetto di sua figlia,
mai durante, un parto, una sutura, un intervento.

Ambientata a partire dal 1914 fino agli anni immediatamente successivi, in un’Europa che stava lentamente crollando sotto i bombardamenti di un conflitto vano e lacerante, Come vento cucito segue le vicende delle prime donne chirurgo, pioniere intrepide e combattive, che vedono finalmente aprirsi in quelle crepe che stanno permeando tutto il loro mondo lo spiraglio necessario per poter finalmente rivendicare i loro diritti.
Infatti, dinanzi a quell’incredibile dilapidare di vite sui campi di battaglia, gli uomini sono ormai tutti al fronte e le donne scoprono una libertà fino a quel momento preclusa e rispondono ad una chiamata non dissimile a quella delle armi, una chiamata che chiede anche a loro di combattere, nonostante si tratti di un conflitto diverso, una battaglia non volta a spargere sangue e seminare sofferenza, ma a ricucire i lembi di una quotidianità ormai utopica, a garantire la vita anche di fonte alle stragi.
Caterina Hill, la protagonista, creata dalla penna di Ilaria Tuti, è un’abilissima chirurga, specializzata nei ricami, nonché puericultrice, disconosciuta dalla propria famiglia in seguito alla scelta di intraprendere la carriera medica e soprattutto dinanzi al disonore di una figlia nata fuori dal matrimonio, con l’origine italiana da parte di madre a gravarla di un ulteriore fardello dovuto all’indecisione della sua terra natia nel prendere una posizione nella guerra.
Votata al suo lavoro e a sua figlia, rinchiusa nel dolore sempre vivo delle speranze infrante, che prendono la forma delle lettere rispeditele ancora chiuse dal padre di sua figlia, quando le verrà offerta da altre due donne medico la possibilità di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da donne inglesi, si troverà ad un bivio: una vita dimessa e frustrante ma sicura e un salto nel vuoto, che le richiederà di separarsi, seppur per poco, anche da sua figlia, per battere un sentiero tortuoso e sconosciuto.
Accetterà e, al di là dell’orrore per quello a cui dovrà assistere, per le difficoltà e le critiche e gli attacchi, al di là del peso costante di valere di meno degli uomini, nonostante i risultati migliori, le minori perdite, gli interventi conseguiti con enorme successo, assaporerà la possibilità di cambiare le cose ; l’ospedale in Francia sarà solo il primo passo di un percorso che la vedrà arrivare, insieme alle colleghe, finalmente a rompere tutti gli stereotipi.
Nel frattempo, la sua storia si intreccerà con quella di uno degli eroi della guerra, il capitano Alexander Seymour.
Come vento cucito vede alternarsi i punti di vista, in terza persona, della dottoressa e del capitano, offrendo gli spaccati, talvolta crudi, ma sempre mitigati quasi da una certa dolcezza nella narrazione, simile al miele per addolcire lo sciroppo, dei due aspetti di un conflitto disumano. La guerra è colta da Alexandre nei suoi aspetti più atroci e con una lucidissima consapevolezza dell’ingiustizia, ma allo stesso tempo dell’impotenza dei singoli. Entrambi destrutturano le ipocrisie, i pregiudizi, le borie di un’umanità spinta a livelli bestiali oppure che a quei livelli, per quanto riguarda il trattamento riservato alle donne, c’era sempre stato.
L’aspetto più emozionante è dato dall’introspezione e dall’attenzione ai sentimenti, nonché dalla mirabile rappresentazione della crescita dei due personaggi, che non divengono magicamente privi di difetti, non sono perfetti e non vi aspirano; limano le proprie asperità, vanno oltre le loro paure e i loro talvolta gretti limiti di pensiero con fatica, con difficoltà e recalcitranza. E l’amore è un tocco gentile, una fragranza sottile e dolce che sboccia quasi con timidezza nel libro, un fiore che fa capolino tra le macerie della guerra.
I personaggi tratteggiati dalla Tuti sono opere d’invenzione nella loro individualità, ma simbolo di tutti coloro che portarono avanti le lotte per l’uguaglianza dei generi e sembrano, leggendo, persone di carne e sangue, presenze tangibili e concrete.
Come vento cucito è un’ode che Ilaria Tuti dedica alle donne, alle loro lotte e alla loro determinazione, al loro desiderio di pace considerato debolezza, alla loro forza rappresentata da secoli dalla straordinaria capacità di generare la vita, alla maternità come valore aggiunto e non come la perdita di sé stesse e della capacità di decidere della loro vita, alla loro “follia” soltanto grazie alla quale oggi la parità è realtà.

Elena Carbutti, classe terza

 

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