“Intelligenza Artificiale, algocrazia e algoretica”: il nuovo progetto di Vivere In

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Anche per l’a.s. 2023-2024 l’Associazione culturale Vivere in ha presentato alle scuole di ogni ordine e grado il suo progetto educativo, dal titolo “In ascolto: connessi con sé stessi, con la realtà, con gli altri”.

La tematica proposta da Vivere in risulta di grande impatto in un mondo spesso distratto o sempre più abituato a sentire come normale la dimensione della solitudine, visto il peso assunto dalla tecnologia nella vita moderna; soprattutto tra le nuove generazioni, essa, infatti, occupa uno spazio rilevante, causando frequentemente atteggiamenti quali individualismo e autoreferenzialità.
Tutti noi oggi siamo immersi in una realtà che continuamente ci fornisce, grazie allo sviluppo tecnologico, strumenti e risorse per sentirci autonomi, a tratti anche autosufficienti; siamo messi nelle condizioni, in tempo reale, di contattare un amico, prenotare un tavolo, visitare luoghi di interesse culturale e artistico, fare acquisti da casa, vedere un film o pagare una bolletta.
Al tempo stesso, preoccupanti sono i dati, resi disponibili da enti pubblici e privati, relativi al crescente disagio che segna in negativo le esistenze di molti, non più in sintonia con il proprio io, con il prossimo o, ancora, con il mondo circostante.
Appare evidente che scoprire, per i più giovani, o riscoprire per ognuno di noi l’attenzione verso sé stessi, i propri desideri e sogni, così come dare un nome alle paure o riconoscere le emozioni che spesso si affollano confuse nella mente e nel cuore, può rappresentare l’inizio di una riconnessione con il proprio io, in grado di permettere al detto greco conosci te stesso di dispiegare tutta la sua indubbia valenza. Come progettare altrimenti il proprio presente e, ancor di più, il proprio futuro, se non si avvia con decisione e impegno un viaggio interiore capace di svelare limiti e potenzialità, vincoli e opportunità?
Il progetto quindi si configura come occasione per conoscersi meglio, investigare l’ampio spettro delle proprie risorse, scommettere sul potenziale che ognuno ha in sé, anche in un’ottica orientativa.
A ben guardare, risulta poi non meno necessario riuscire a recuperare la relazione con l’altro, riannodando i fili dei rapporti interpersonali, estremamente sfilacciatisi dopo la recente pandemia. Certo, non sfugge affatto l’ardua impresa che si profila all’orizzonte, visto che l’altro da noi è di per sé una realtà diversa, sfaccettata, a volte sideralmente lontana, ma comunque indispensabile per la conoscenza più profonda e completa del nostro io e per la sua dinamica definizione nel tempo; l’altro è e resta portatore di valori, pensieri, attese, preziosi per noi, come lo sono i nostri per chi ci sta accanto.
Nell’attuale società, tuttavia, il rapporto con l’altro da sé appare non sempre agevole! Spesso avvertito come un estraneo non solo perché letteralmente sconosciuto, ma anche perché fisicamente assente, il prossimo è ormai sempre più difficilmente raggiungibile, tanto nei luoghi in cui un tempo si socializzava fin dalla più tenera infanzia – dalla parrocchia alla strada – quanto in quelli del ritrovo serale; questi ultimi, tra l’altro, anche quando ricchi di gente, appaiono ad uno sguardo più attento spazi in cui si sfiorano solitudini perse nei propri schermi, in febbrile digitazione di brevissimi messaggi, non sempre espressione di serena positività.
Quanto poi siamo davvero in grado di ascoltare? Quanto riusciamo ormai ad allargare il nostro sguardo oltre il nostro ego, spesso narcisisticamente ingombrante, per scrutare il volto di chi ci sta accanto, coglierne ansie o speranze, avvertirne la presenza col suo carico di umanità?
È da quest’analisi che si è partiti per elaborare il progetto formativo proposto per l’anno scolastico 2023-2024.
Oltre alle più note modalità di attuazione del percorso educativo, ormai da più di vent’anni variamente inteso e interpretato (dalla mostra fotografica all’organizzazione di momenti di ascolto e approfondimento sul tema proposto, dalla produzione di testi alla realizzazione di video o presentazioni), quest’anno l’Associazione Vivere in ha proposto a scuole e alunni il concorso, rivolto a intere classi, piccoli gruppi o singoli.
Esso ha avuto come tema la nuova e impattante realtà dell’intelligenza artificiale (IA), tenendo, peraltro, conto di alcuni documenti sull’educazione digitale come il “Piano nazionale per la scuola digitale” (PSDN 2016), la Raccomandazione UE “Competenze chiave per l’apprendimento permanente” e, nello specifico, quella digitale (2018), il “Quadro di riferimento europeo sulle competenze digitali dei docenti e dei formatori” (DigComEdu 2017, punto 6: favorire lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti), la Legge 92/2019 “Introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica” (art. 5: educazione alla cittadinanza digitale).
Affascinato dalla proposta, Vincenzo Troia, un alunno della classe III A del Liceo Scientifico “R. Nuzzi”, ha elaborato come singolo partecipante un testo, risultato vincitore nella categoria.
Con profondità e senso critico lo studente ha offerto un’articolata riflessione sulla sfida rappresentata da quest’innovazione tecnologica, giungendo alla matura conclusione che l’intelligenza artificiale è sostanzialmente uno strumento nelle mani dell’uomo e, come tale, utile per migliorarne la vita, al contempo realtà da saper governare con prudente circospezione, perché non diventi un mezzo per offuscare la grandezza dell’uomo, la sua unica e irripetibile originalità o, peggio ancora, una modalità pericolosa per sé stessi e gli altri.
Sappiamo bene che, ad esempio, l’intelligenza artificiale può rappresentare un aiuto concreto e veloce per studenti alle prese con lo svolgimento dei compiti, soprattutto quando il carico di lavoro, nel corso di un pomeriggio, può sembrare insostenibile; ma che senso avrebbe, quale vantaggio porterebbe, laddove essa significasse sottrarsi all’impegno, aggirando così ostacoli di varia natura?
Certo, dare spazio a visioni oscurantiste non è affatto auspicabile e, per certi versi, addirittura antistorico! Lungi dall’essere nostalgici lodatori del tempo passato o, peggio, chiusi alle risorse messe a disposizione dal progresso, s’intende qui avviare una riflessione che coinvolge inevitabilmente anche la scuola, nient’affatto estranea alle sollecitazioni del mondo esterno.
L’IA può rappresentare davvero una risorsa preziosa per l’umanità e, quindi, anche per la realtà scolastica, impegnata nella formazione globale delle persone, ma resta prioritario farne un uso a favore e non contro il manifestarsi delle poliedriche e indiscutibili potenzialità di ogni singolo individuo. Senza voler paventare pericoli o addirittura rischi di derive tecnocratiche, occorre saperne cogliere la decisiva importanza e avvalersene in modo veramente intelligente.
In ambito educativo, l’IA può fornire al docente una serie di strumenti per progettare lezioni, ideare attività per la classe, addirittura valutare e includere. Non è poco! Tra i mille possibili esempi, afferenti ad altri campi, senza avere alcuna pretesa di esaustività, basti qui solo accennare al significativo impiego dell’IA in ambito medico, come risulta da recenti notizie pubblicate su vari quotidiani, che illustrano i vantaggi sanitari e economici, derivanti dal suo utilizzo nei reparti ospedalieri.
Nondimeno, in ambito scolastico, se l’IA sarà correttamente utilizzata “con” l’adulto di riferimento – si pensi ad un docente adeguatamente formato in tal senso -, essa potrà alleggerire il lavoro più noioso e demotivante, consentendo a insegnanti e alunni di concentrarsi su attività di gran lunga più interessanti e coinvolgenti.
In tal caso, l’intelligenza artificiale non sarà uno spettro da evitare o a cui sottrarsi impauriti, ma un’opportunità imperdibile, straordinariamente vantaggiosa soprattutto per chi opera quotidianamente con i nativi digitali.

 

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