Due parole con Stornaiolo e Signorile

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Una versione inedita di Shakespeare grazie a Vito Signorile e Antonio Stornaiolo, dell’ex duo di Toti e Tata. Ospiti al Liceo Nuzzi, per la rappresentazione di “Più Shakespeare per tutti”, li abbiamo intervistati.

Sig. Signorile, si può decidere di fare gli attori?
Signorile: Certo, si può decidere però bisogna che accada qualche cosa, qualcosa di casuale, come spesso accade nella vita, cioè assistere a uno spettacolo e innamorarsi dell’atmosfera di questa situazione e invidiare queste persone che, stando lì, riescono a catturare l’attenzione, a trasmettere una storia, a regalare delle emozioni. Questo mi è accaduto da giovanissimo, per fortuna. La seconda fortuna è che non sono stato ostacolato dai miei; la terza fortuna è che ho incontrato tanti compagni di viaggio che sono stati miei maestri, insomma tante fortune. Volendo citare un’altra di queste fortune che mi è capitata, è stato il fatto che molte delle mie scelte le ho fatte grazie ai maestri che ho incontrato: devo a loro se mi sono innamorato del teatro, della poesia; sono loro ad avermi trasmesso questo amore.

Perché avete scelto di lavorare su Shakespeare?
Stornaiolo: Per tutto quello detto sino ad ora. È immortale e lo è per davvero, è capace di improvvisare in un’epoca in cui l’improvvisazione era mal vista. Se voi pensate che gli attori addirittura non avevano dignità di sepoltura, immaginate un teatro così dirompente che rompesse le righe e diventasse qualcos’altro. Personalmente, io per questo l’ho scelto, mi ritrovo molto in lui come un ragazzo di provincia, come uno che ad un certo punto, come ha fatto Vito, ha aperto il cassetto dei suoi sogni, come uno che entra in scena e non vede l’ora di provare il brivido della platea sotto di lui, cioè: farò un brutta figura questa volta o ci riuscirò?
Questo è quello che mi ha spinto. Credo che per Vito si ritorni al concetto di attore, una bella scrittura.

Nello spettacolo ci avete incitato a seguire i nostri sogni. Vi è capitato di trovarvi di fronte a delle porte chiuse e come avete risposto?
Stornaiolo: Qualche volta si ha la forza di sfondare le porte chiuse, altre volte si possono anche ignorare e si passa alla porta successiva, però è bello sfondare le porte.
Con l’esperienza del poi vi garantiamo che ci sono più porte chiuse che aperte e sarà sempre peggio, ma non per questo noi dobbiamo evitare di provare di aprirle. Ricordatevi che da dove veniamo noi, dovevamo trovare il cibo come fanno i leoni e come fanno i ghepardo ancora oggi in Africa, ma neanche quello avevamo. Viviamo in un’epoca fortunata in cui ci sono le medicine, le cure, in cui c’è una certa cura sociale.
Signorile: Io sono dell’idea che alla vostra età dovreste smettere di lamentarvi perché avete tutto, anzi noi abbiamo tutto specialmente in questa parte del mondo, dunque provate ad aprire quella porta, male che va non si apre o, come dice il maestro, la sfondate oppure ne andate ad aprire un’altra. Io penso che questo sia il momento dell’ottimismo, guai a buttarsi giù, altrimenti che senso avrebbe vivere.

In un’epoca in cui i media stanno prendendo il sopravvento, in che modo il teatro può trovare spazio?
Signorile: Il teatro ha spazio di per sé, perché alla lunga vince sempre. Vince perché la riposta al contatto umano, fisico, non è qualcosa di virtuale. Certo è un po’ difficile da sconfiggere, ma lo è stato anche la radio che divenne padrona delle menti, poi la televisione; oggi siamo tutti schiavi dei social. Alla fine, però, ti accorgi che la gente ha bisogno di contatto perché altrimenti viaggiamo a 1000km/h ma senza connessioni.
Stornaiolo: Lo stare insieme è meglio che stare da soli. All’inizio non sembra perché tutti tendiamo ad essere un po’ pigri: quando si sta in gruppo all’inizio c’è timidezza, ma poi subentra la voglia di stare insieme e guardarsi negli occhi, che è sempre meglio di guardarsi allo specchio.

Grazie Antonio, grazie Vito, oggi ci avete dato una grande lezione di teatro!

Lorenzo Miani, IV anno

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