Giovani e lavoro: passione o necessità?

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Il mercato del lavoro varia e si evolve continuamente. Una statistica mondiale ha osservato che il 65% dei bambini che vanno a scuola, una volta diplomati o laureati, svolgerà professioni che ad oggi non esistono, dovendosi adattare ai cambiamenti, dovuti all’evoluzione tecnologica.

La base formativa più importante, per i lavoratori del domani, è sicuramente quella fornita dal sistema scolastico e la scelta fondamentale che decreta il futuro di un ragazzo è quella della scuola superiore.  Ogni tipo di scuola fornisce una preparazione differenziata; ad es. l’opzione per un istituto tecnico presuppone che l’intento sia quello di non proseguire necessariamente con gli studi universitari, ma iniziare a lavorare subito dopo il diploma. Tale tipologia di scuola offre una sommaria formazione culturale ed introduce subito i ragazzi nella mentalità lavorativa.
D’altro canto, coloro i quali decidono di affrontare gli impegnativi studi liceali, sono pienamente consapevoli del fatto che dovranno proseguire gli studi, per aspirare successivamente ad una buona occupazione lavorativa. Ovviamente, la scelta della scuola deve essere prettamente personale. A mio avviso, ogni ragazzo deve sempre seguire le proprie passioni e non farsi condizionare dai pareri altrui.  Anche se il lavoro che un ragazzo vorrebbe svolgere non presenta molti sbocchi lavorativi, se realmente egli ha la passione, ma soprattutto la determinazione, cercherà e riuscirà con il tempo ad ottenere quello che desidera; al contrario, la scelta di un lavoro per necessità di guadagno, lo indurrebbe a proiettare il suo senso di frustrazione non solo nell’ambito lavorativo, ma anche in famiglia.
Personalmente, io sceglierei per il mio futuro un lavoro per cui sono portato, perché sarebbe molto più gratificante, come diceva qualcuno:” Trova un lavoro che ti piaccia e non lavorerai un giorno della tua vita”.
Ma si deve essere consapevoli anche del fatto che, pur proseguendo gli studi, molte lauree non portano a molti sbocchi lavorativi. Ad esempio, la Facoltà di Sociologia e Criminologia, che ha sede a Pescara in Abruzzo, è un’ottima Università, ma non offre molte possibilità nel mondo del lavoro. Ecco perché molti giovani sono a volte costretti ad andare a studiare fuori, per evitare poi la disoccupazione.
Alla luce di ciò, ritengo che ci debbano essere delle trasformazioni in primis nel sistema di istruzione scolastico, ad es. quello dei licei, pur abbastanza funzionante, andrebbe un po’ rivisitato per quanto concerne i programmi di studio nelle varie discipline ed anche nelle metodologie didattiche. Relativamente poi all’ambito universitario, non ci dovrebbe essere troppo divario tra università pubblica e università privata.
Sarebbe auspicabile un maggiore investimento nelle università pubbliche, che consentono agli studenti un confronto più equo ed una condivisione di apprendimenti funzionale alla loro crescita.

                                                                                                          Francesco SELLITRI classe 4^Csa

 

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